VANITY FAIR: CREATIVITÀ SENZA FRENI
April 2024
52-55
Vanity Fair
Creatività senza freni
Il panorama dei «figli di» prevede un manipolo di danarosi spesso svalvolati ma divertenti, oppure di esseri dediti all’azienda di famiglia, ovviamente più seriosi e meno attraenti per noi, che ci divertiamo a osservare il mondo e le sue varietà. Luca Bombassei, figlio di tanto padre, Alberto, e di tanta azienda, la Brembo, cosa che per chiunque sarebbe difficile da sostenere, ha trovato una terza via. Non si occupa dei migliori sistemi frenanti del mondo ma non è nemmeno un simpatico birbaccione scioperato. È un architetto, è un collezionista di arte contemporanea, e da quattro anni è presidente della Venice International Foundation.
Lo incontriamo a Milano, nel suo studio di architettura dove subito vorremmo trasferirci a vivere per sempre, tra boiserie e opere di Gio Ponti e Piero Fornasetti, sculture di Sol LeWitt, magnifici tavoli di marmo dalle incomparabili venature, questi ultimi disegnati da Bombassei. Una specie di sintesi delle passioni del suo fondatore: da un lato salvare e valorizzare il passato, la storia dell’arte, del design, dell’architettura, dall’altro innovare creando un dialogo tra passato e presente. In pratica quello che vedremo in mostra al Museo Correr di Venezia dal 17 aprile al 24 novembre 2024. Bombassei, con Venice International Foundation, organizzazione che presiede e il cui scopo è raccogliere finanziamenti privati per i musei pubblici di Venezia e per salvaguardare il patrimonio artistico della città, ha voluto una mostra che si annuncia tra le più significative del periodo della Biennale Arte 2024. Musei delle Lacrime metterà in relazione i tesori del Correr, capolavori che rappresentano la grandiosa storia artistica di Venezia, con l’allestimento modernista realizzato per contenerli tra il ’57 e il ’60 dal grande architetto Carlo Scarpa, e con le opere site specific di Francesco Vezzoli, ormai un veterano delle Biennali e di Venezia.
«Ma chi gliel’ha fatto fare di prendersi la grana della presidenza, è un lavoraccio cercare soldi per restaurare, fare acquisizioni, valorizzare il patrimonio dei musei civici», diciamo a Bombassei, conoscendo poi la storica renitenza delle grandi famiglie italiane nel sostenere il patrimonio pubblico del Paese.
«Anzitutto ho un senso di gratitudine per questa città, da cui proviene mio padre. E anche mia madre, che è bergamasca, è cresciuta in un avamposto in terraferma della Repubblica veneta, un dominio lungo tre secoli. Io mi sento veneziano, qui ho fatto molti progetti, e qui ho scelto la mia casa, che è una sintesi della mia idea dell’architettura. Il contemporaneo come salvaguardia dell’antico. Che poi è la formula che in questi anni ha reso Venezia una città a due facce, da un lato una località di provincia, dall’altro la città italiana più importante e internazionale nel campo dell’arte».
E infatti, come sappiamo, non è più solo la città cartolina, con le sue antiche glorie, ma il ricettacolo di fondazioni e collezioni tra le più importanti del mondo dell’arte contemporanea. In pratica, lei ha sentito che non bastava godersi la città, magari fare delle feste, visitare le Biennali…
«Mi sono reso conto che potevo dare un’impronta più vitale a quest’associazione il cui scopo è sostenere il patrimonio artistico e gli undici Musei Civici di Venezia. Il Correr ma, tra gli altri, anche Palazzo Ducale, il Fortuny e persino il Museo del Vetro di Murano. È stata fondata nel 1996 da Franca Coin e, quando lei ha lasciato Venezia, ho deciso di impegnarmi in prima persona. Sto cercando di far vivere l’associazione con un approccio diverso, più contemporaneo».
Insomma: restauro ma anche innovazione e quindi la mostra di Francesco Vezzoli, artista ormai ultraconsacrato a livello internazionale e orgoglio di Brescia che gli ha dato i natali, e che è un’altra città dove Venezia, col suo dominio liberale, ha lasciato un’impronta decisiva.
«L’intuizione di Francesco Vezzoli è stata che le lacrime, una cosa privata, estremamente intima, non sono quasi mai rappresentate. Nei quadri chi piange si copre il volto. Eppure, il corpo umano e le sue espressioni sono stati studiati in tutte le forme possibili, ma questo fluido corporeo che rappresenta la fragilità umana è stato rappresentato solo nel momento in cui viene nascosto. Vezzoli dice che Musei delle lacrime è un’indagine sulle lacrime perdute nella storia dell’arte. In questo, la sua opera è concettualmente sfacciata, e però riesce a dialogare con i fondi oro […]
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